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al testo di Stefano Verrengia
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RIMEMBRANZE
Ti ricordi? Ti ricordi il profumo evanescente delle ortensie e dei gerani mentre i cani abbaiavano ai vicini? Ti ricordi le carezze del vento mentre lento il Tempo ci scivolava addosso come un tiepido raggio d’Aprile? La gioia febbrile sussurrava in segreto le eterne gioie di un faggio immerso in un terso mattino. Ed io ho sognato, ho sognato come un bambino di volare lontano come un palloncino colmo di vane speranze, di facili illusioni. E che effusioni d’amore mi volgeva la Natura! Sembrava avesse cura di me e mi abbracciasse con le sue montagne, che mi bisbigliasse infiniti segreti nei silenzi del tramonto. Ma la vita non fa sconto a chi crede, a chi vede oltre le nuvole il buio incommensurabile. Ed abile, abilissimo, per moltissimo tempo ho mentito a me stesso, ho nitrito indomito come un’onda inarrestabile verso la sponda della speranza: ma avanza, avanza la disperazione ad ogni passo, divora ogni cosa come la Notte che la botte di vino, una gonna o un gatto rende ombre leggere di un flebile lampione … ed il dolore ha reso fiere le mie mani dell’impugnare una penna sporca di terra, dello scavare nel foglio un solco dove seminare i neri semi della Poesia. Non è molto, ma è quel che resta di questo stolto esistere, di questa festa insensata dove si balla e si danza dalla culla alla tomba attendendo il nulla. |
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